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A Montpellier l’albero bianco, una “follia” piena di fascino

Grazie a un concorso di idee nasce un edificio unico, che richiama la forma di un albero

Se una municipalità lancia un concorso di idee dal titolo La folie architecturale de Richter il risultato non può sicuramente essere banale. E l’Arbre Blanc di Montpellier è sicuramente un edificio che cattura l’attenzione, a partire dalla sua storia. Nel 2013 la città di Montpellier lancia una gara per un nuovo edificio. L’obiettivo dichiarato è un progetto audace, in grado di rinnovare lo skyline del quartiere pur armonizzandosi con esso. Deve avere residenze e spazi commerciali e, non da ultimo, deve essere il frutto di un gruppo di lavoro particolare, fatto da giovani architetti in sinergia con un collega esperto. D’altra parte nel XVIII secolo Montpellier è stata punteggiata da edifici chiamati appunto Folies, realizzati per l’aristocrazia o la grande borghesia dell’epoca.

Nasce così una collaborazione fra Manal Rachdi e Nicolas Laisné, la giovane generazione francese, e l’architetto giapponese Sou Fujimoto. Tutti e tre nel loro lavoro traggono ispirazione dalla natura, pur esprimendosi poi in maniera completamente diversa. L’obiettivo è di mettere a sistema le tre sensibilità differenti, in modo da arricchirsi vicendevolmente. Il gruppo francese si trasferisce per qualche giorno a Tokyo, dove attorno a un grande tavolo con fogli e matite iniziano a lavorare, in un’atmosfera aperta e informale. A facilitare il dialogo fra le due culture Marie de France, direttore dell’agenzia Sou Fujimoto in Francia.

Il frutto di questa contaminazione creativa è quindi un edificio del tutto particolare, con una grande attenzione alla fruizione umana. A ogni estremità sono infatti presenti spazi pubblici, il piano terra è uno spazio vetrato che si affaccia sulla strada, mentre sul tetto c’è un bar aperto al pubblico e un’area comune riservata ai residenti, in modo che anche gli appartamenti del primo piano possano godere della vista.

Ciò che davvero ha fatto la differenza è la concezione di questo progetto. I tre studi d’architettura sono partiti dall’idea dell’albero, con balconi simili a rami che si protendono dal tronco. Protetti da coperture in acciaio bianco salvaguardano la facciata con la loro ombra, oltre a rendere particolarmente dinamica la superficie. Ma è l’attenzione rivolta al contesto e allo stile di vita locale che ha guidato gli architetti durante l’ideazione del progetto. L’abbondanza di balconi e pergole consente infatti una vera vita all’esterno, capace di generare un nuovo tipo di relazione tra gli abitanti del complesso. Ogni appartamento è dotato di una superficie esterna di almeno 7 metri quadrati – il più vasto arriva addirittura a 35 metri quadrati – con diverse possibilità di allestimento e di riservatezza e, in configurazione duplex, con l’opportunità di passare da un balcone a un altro. Per corredare ogni appartamento di una piacevole veduta, gli architetti hanno realizzato una serie di esperimenti spaziali usando dei modelli fisici tridimensionali. I balconi sono poi un vero e proprio primato: sono infatti i primi al mondo ad avere una lunghezza dello sbalzo di 7,5 metri.

Ph. © Cyrille Weiner – Ph. © SFA+NLA+OXO+DR

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