Il bonus 110% offre un’importante opportunità per verificare la “salute” dei nostri edifici.
Il 14 agosto del 2018, una intera sezione di circa 250 metri del Ponte Morandi sul Polcevera, a Genova, crolla causando 43 morti. La notizia rimbalza sui telegiornali e sui mezzi di informazione. Vengono chiamati in causa gli esperti i quali avanzano numerose ipotesi, anche diverse tra loro, tanto che ancora oggi si aspetta una convincente e definitiva ricostruzione dei fatti.
Certo è che qualsiasi sarà questa risposta, il 14 agosto del 2018 abbiamo acquisito due certezze. La prima è che in Italia abbiamo un patrimonio edilizio e infrastrutturale vecchio, che non risponde agli standard di sicurezza che oggi sarebbero necessari. La seconda è che i materiali da costruzione, che ieri abbiamo utilizzato pensandoli come eterni, eterni non sono, cemento armato compreso. Basta vedere come si sbriciola il tessuto edilizio quando ci sono eventi sismici. A crollare non sono solamente le antiche costruzioni, ubicate nei centri storici, ma sovente quelle realizzate nel secondo dopoguerra e, a volte, perché mal realizzate, quelle costruite dopo l’entrata in vigore delle stesse norme antisismiche.
Vi è poi la questione energetica. Sebbene in questo momento il prezzo relativamente basso del petrolio la renda meno pressante, rimane grave e ineludibile. La gran parte delle costruzioni italiane sono, dal punto di vista termico, inefficienti nonostante negli ultimi tempi ci sia stato un consistente sforzo indirizzato alla riduzione dei consumi, attraverso la coibentazione delle pareti e dei solai, la sostituzione degli infissi e l’utilizzo di energie alternative, in primis quelle solari.
Non sempre il semplice recupero e il restauro di vecchi edifici può essere considerato una soluzione efficace. A volte ostinarsi a conservare usi e volumetrie esistenti non vale la pena. Si pensi per esempio alla riconversione di spazi per il terziario a seguito dell’incremento di formule quali lo smart working e il lavoro agile. O al modo in cui cambieranno gli spazi del divertimento e dell’incontro anche una volta che avremo debellato il virus del Covid-19.
Gran parte del patrimonio edilizio avrà, comunque, bisogno di essere adattato ai nuovi standard energetici e di sicurezza, soprattutto sismica. In questa luce non si possono non apprezzare le numerose forme di incentivo messe in atto dal Governo per facilitare il rinnovamento edilizio. Soprattutto il cosiddetto bonus del 110% che promette di azzerare i costi di ristrutturazione a carico dei proprietari. Unico inconveniente, come sempre, la burocrazia, nel senso che attivare le procedure per l’ottenimento dei benefici non è facile e immediato. Le revisioni della norma hanno però nel corso del tempo eliminato molti degli ostacoli che avrebbero potuto compromettere il successo dell’iniziativa. Ci aspettiamo quindi che nei prossimi anni ci sia un fiorire di cantieri edilizi. E si faccia strada la consapevolezza dell’importanza della cultura della manutenzione. La quale non vuol dire semplicemente aggiustare o sostituire ciò che si rompe o si deteriora. Non si capisce, infatti, perché a una automobile, a un telefonino o a un computer debbano essere chieste prestazioni sempre migliori mentre per gli spazi dove noi svolgiamo la nostra vita basti molto meno. La sfida, d’ora in poi, sarà il continuo miglioramento degli standard dell’edificio. Insomma come progettare la manutenzione.