Il progetto di riqualificazione ha trasformato gli ampi spazi al piano terra di un’ex falegnameria di fine Ottocento. L’intervento presenta soluzioni tecniche molto interessanti secondo i principi della bioarchitettura.
Al piano terra di un edificio a corte di fine Ottocento – nella zona dei Navigli a Milano – aveva sede l’antica falegnameria Altamura. Il progetto di riqualificazione ha trasformato questo spazio in un’ampia abitazione nella quale elementi d’epoca convivono con inserti contemporanei. Sono stati conservati ed enfatizzati alcuni tratti architettonici peculiari come i soffitti alti, gli archi strutturali, le murature in mattoni faccia a vista riportate alla luce durante la ristrutturazione. La destinazione originaria del fabbricato e le sue caratteristiche morfologiche rimangono percepibili, ma sono state integrate da un interessante progetto concepito secondo i più recenti criteri di bioedilizia e risparmio energetico, con soluzioni tecniche che hanno privilegiato materiali naturali ed ecocompatibili. Gli intonaci sono a calce, l’isolamento delle pareti perimetrali è in sughero, gli infissi in legno come quelli preesistenti. Quasi tutti gli elementi d’arredo sono realizzati su misura, mentre le pannellature in vetro satinato – uno dei comuni denominatori degli interni – sono utilizzate per separare, favorendo nel contempo il passaggio della luce e dando vita a nuovi volumi, in un affascinante gioco di incastri.
L’abitazione, ristrutturata con cambio di destinazione d’uso, è stata ridivisa a partire da alcuni imprescindibili vincoli: la presenza di un muro di spina centrale con spessore di 60 centimetri che taglia il volume in senso longitudinale e il cortile interno a uso privato – delimitato da pareti su tre lati – sul quale affacciano i diversi ambienti. È quindi la struttura stessa del fabbricato a definire posizione e dimensioni della zona giorno e della parte notte della casa.
In tutta l’abitazione i pavimenti sono rivestiti in parquet. Il ciclo di trattamento combina l’utilizzo di due materiali: il legno grezzo di rovere e una verniciatura in tre strati con prodotti di finitura all’acqua (microresine). I listelli di piccolo formato 4×20 cm, particolarmente indicati per la posa a spina di pesce, sono in massello di spessore un centimetro, segati a mano; questa tecnica determina una texture superficiale ruvida e irregolare. In questo caso l’intento era quello di rifinire il parquet in modo da fargli assumere una colorazione il più simile possibile a quella naturale del rovere. È stata quindi effettuata una prima verniciatura in opera che tende a sbiancare e tonalizzare leggermente il legno; e steso poi in due mani un altro prodotto trasparente e protettivo che riporta il materiale al colore originale. Il ciclo di trattamento può essere effettuato anche su un parquet già esistente, con altre colorazioni.
© Cose di Casa, settembre 2019
Ph. © Studio Roy, styling Chiara Dal Canto
Abitazione privata, Milano (MI)
Studio di progettazione: Studio Manna Architettura Biocompatibile srl, Opera (MI). Malte e finiture naturali traspiranti Kerakoll: ciclo deumidificante traspirante da risanamento per la soluzione dei problemi di umidità (Biocalce Tasciugo 1a Mano, Biocalce Tasciugo 2a Mano). Sistemi isolanti ecocompatibili per il risparmio energetico Kerakoll: sistema composito termoisolante a cappotto KlimaExpert (Biocalce Cappotto, Rinforzo V 50). Superfici Warm Collection di Kerakoll: LegnoNat, scelto per i pavimenti e proposto nella raffinata geometria di posa a spina italiana, spicca per la bellezza della texture ottenuta dalla lavorazione artigianale.