Il Colosseo svela il suo segreto: era in technicolor

I lavori di restauro hanno fatto affiorare affreschi policromi, decorazioni con motivi vegetali, figure simboliche e iscrizioni. In rosso cinabro, rosa e ocra. E persino azzurro, sulle volte.
di Daniela Fabbri

Cosa può raccontarci ancora di nuovo un monumento come il Colosseo, simbolo per eccellenza dell’Antica Roma, e per questo visitato, studiato, analizzato fin nei minimi dettagli? Molto, almeno a quanto risulta da una scoperta, casuale ma di grande importanza, fatta durante un ciclo di lavori di restauro da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Roma.

Durante alcuni interventi sulle coperture e per il consolidamento e la pulitura delle pareti al terzo livello dell’Anfiteatro, sono infatti emerse tracce di affreschi policromi e di iscrizioni. Sotto lo strato di incuria e di scritte accumulate nei secoli sono infatti emerse decorazioni con motivi vegetali, figure simboliche come frecce e iscrizioni realizzate con gran cura utilizzando colori come il rosso cinabro, il rosa, l’ocra, sfumature di verde e sulle volte persino azzurrite, un pigmento utilizzato nella pittura antica che, secondo gli esperti, è il segnale dell’esistenza di decorazioni particolarmente complesse. Ad aver stupito gli esperti della Soprintendenza, coordinati da Ida Simonelli, è anche la collocazione dei ritrovamenti. Non infatti nella galleria di Commodo, cioè nella parte nobile dell’Anfiteatro, quella destinata all’ingresso nell’Arena dell’Imperatore. I ritrovamenti sono sul lato nord, a circa 30 metri di altezza dal livello stradale, in un passaggio considerato secondario.

“Non ci si aspettava di trovare raffigurazioni policrome che testimoniano come il Colosseo fosse davvero un tripudio di colori. Non ci aspettavamo soprattutto di trovare decorazioni pittoriche in una galleria che fungeva da passaggio secondario e dove addirittura ci sono degli orinatoi. I frammenti di intonaci dipinti diventano gli indizi strategici sulle fasi decorative del Colosseo perché il suo anno zero è il 217 d.C. quando scoppiò il terribile incendio, le pitture rifatte probabilmente riprendono il modello iniziale”, spiega Rossella Rea, la direttrice del monumento romano.

Evidente che queste scoperte cambiano radicalmente l’immagine del Colosseo così come l’abbiamo costruita in tempi moderni, con un utilizzo di colori e decorazioni che oggi riusciamo difficilmente a immaginare. Quello che già era emerso dagli studi ottocenteschi era la semplice intonacatura in riquadri bianchi e rossi della muratura, con il bianco a dominare le facciate esterne di travertino. Certo non si arrivava a supporre l’esistenza di un lavoro così ricco e accurato di decorazione, com’è invece testimoniato da questo ritrovamento, in una zona unica della costruzione dove, per circa settanta metri, si è conservata l’originaria struttura architettonica. Una zona quindi particolarmente interessante per gli studiosi, proprio per le sue caratteristiche di integrità rispetto agli interventi che in altre zone si sono susseguiti nel tempo, che hanno cancellato quasi ogni traccia delle colorazioni originarie. Non a caso proprio qui sono state ritrovate alcune semplici iscrizioni in rosso risalenti all’epoca più antica, quella Flavia (72-80 d.C.) in cui il cantiere del Colosseo mosse i primi passi. In questo caso pare si tratti di iscrizioni in rosso sulla provenienza e sull’utilizzo dei vari massi di travertino, poi coperte da intonaco bianco. Sono invece successive al grande incendio del 217 d.C. alcune figure apotropaiche, cioè destinate a favorire la buona sorte di chi doveva impegnarsi nei combattimenti nell’arena, compresi alcuni falli ritrovati nella stessa zona.

La scoperta degli esperti è stata possibile grazie a una minicampagna di restauro finanziata con 90mila euro. L’obiettivo dei restauratori e della direttrice del Colosseo è ora di mettere questi straordinari reperti a disposizione del pubblico, anche se in misura ridotta rispetto ai più di 5 milioni di visitatori che ogni anno entrano nel grande monumento.


Kerakoll per l’Anfiteatro Flavio
Nel marzo del 2012 l’ex Direttore Tecnico del Colosseo, architetto Piero Meogrossi, ha scelto i prodotti naturali della linea Biocalce di Kerakoll per realizzare la pavimentazione della nuova area espositiva museale all’interno dell’Anfiteatro Flavio. Un intervento non semplice in quanto i lavori da intraprendere erano numerosi e i tempi di realizzazione molto brevi, circa un mese e mezzo. I tecnici del Centro Studi Kerakoll hanno dapprima dovuto individuare insieme all’impresa esecutrice una corretta tecnica di rimozione della pavimentazione esistente, per poi procedere all’analisi dei reperti presso il GreenLab Kerakoll, al fine di determinare l’origine dei componenti. I ricercatori di Kerakoll hanno quindi provveduto alla realizzazione di un prodotto Biocalce tailor made in grado di eguagliare le caratteristiche meccaniche e cromatiche della precedente pavimentazione e di armonizzarsi con le superfici non rimosse. Inoltre, per garantire un intervento conservativo nel rispetto dell’Anfiteatro Flavio e dei suoi materiali originari, la formulazione ha previsto l’esclusivo utilizzo di materie prime della tradizione come la calce naturale, il cocciopesto, la pietra, il marmo e il granito.

 

kerakoll-1 Kerakoll-Biocalce-Massetto

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