single-image

Italia, più verde meno spread

Pubblichiamo la parte iniziale della nota al libro “Green 3.0 – Italia, più verde meno spread”, in cui compare, tra gli altri, un saggio di Gian Luca Sghedoni, CEO Kerakoll Spa.
di Maurizio Guandalini e Victor Uckmar

Hanno ragione Carlo Petrini, “papà” di Slow Food, e Dario Fo, Nobel della letteratura: dobbiamo riscoprire la scienza dei nostri contadini. Il dialogo tra Petrini e Fo, secondo noi, mira a disegnare un’idea di economia a misura d’uomo, rispettosa dell’ambiente: essere innovatori che conoscono tutto del passato. La crisi economica acuta, che stiamo vivendo, ha scritto un postulato che rimarrà per sempre: ci siamo allargati troppo, molto, cumulando oltre misura. Ci vuole un cambio di marcia, ridurre il superfluo e fermarsi lì, senza sconfinare. Può esistere una crescita infinita in un mondo finito? La decrescita è il rimedio?

Spreco zero. La spending review ecologica
Pensare globale, agire locale. I gesti quotidiani servono a determinare il futuro. Ci ha colpiti la campagna “Coltiva Il cibo. La vita. Il Pianeta.” promossa da Oxfam (network internazionale impegnato nella lotta contro povertà e ingiustizia sociale), che mira a rimettere in sesto un sistema alimentare al collasso. Ogni anno sei grandi Paesi (Brasile, India, Filippine, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti) buttano via 5,3 miliardi di mele. Messe in fila farebbero il giro della Terra nove volte. 5,3 miliardi di mele inquinano quanto 10 milioni di barili di petrolio bruciati: la quantità di gas serra che si produce buttandole in discarica è la stessa. Tra il consumismo sfrenato e la decrescita felice c’è la giusta produzione. Il maggior produttore di yogurt in Italia spende 20 milioni di euro l’anno per smaltire il prodotto scaduto: meglio razionalizzare la produzione piuttosto che produrre e poi buttare via. Su questi contenuti si ritrova l’agroeconomista Andrea Segre, ideatore del progetto Last minute market. La grande distribuzione spreca un miliardo di euro ogni anno in cibo che si butta (mentre nelle nostre case si getta il 42% del cibo complessivamente sprecato). Una cifra che potrebbe servire a sfamare 600.000 persone.

La crisi porta progressi?
Il ritornello della ripresa dei consumi lancia slogan fuori tempo. Immaginare cifre del passato è una forzatura statistica, ed economica, che non avrà più i presupposti per realizzarsi. Convincerci che i consumi devono crescere sempre più non va. Ai settori tradizionali dell’economia, che producono la solita “roba”, della quale siamo sazi, non si può chiedere l’impossibile. Sono saturi. Usurati. Dubitiamo siano loro i motori della crescita. Le leve sulle quali contare. Loro non ce la fanno più. I casi dell’Ilva, dell’Alcoa, delle miniere del Carbonsulcis – casi diversi tra loro, non sempre riconducibili al ragionamento che abbiamo fatto sopra, perché di acciaio e di carbone (la produzione nel mondo nel 2011 è cresciuta del 6,6%) c’è bisogno – ci dicono che le soluzioni non possono essere le stesse di anni addietro. Indipendentemente dal tipo di prodotto di cui c’è più o meno bisogno è invece urgente convertire parte del nostro apparato produttivo, trovare soluzioni che si conciliano con la sostenibilità, la tutela della salute, dell’ambiente. Il “ritardo” è un nemico pericoloso, a piede libero, che produce danni irreparabili se non c’è una classe dirigente che sa cogliere e porre dei rapporti nella società che cambia. A proposito di ritardi e di danni: in Italia, con un piano in quindici anni e un impegno economico di 40 miliardi di euro si metterebbe in sicurezza il territorio italiano senza stare a inseguire le periodiche emergenze, dalle frane ai terremoti. Abbiamo le energie per dimostrare quello che affermava Albert Einstein? “La crisi – diceva l’illustre scienziato – è la benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi”.

Virtuosismi e mode
La notizia, passata sotto silenzio, è questa: nel 2011 in Italia sono state vendute più biciclette che automobili. Un sorpasso storico che non avveniva dal dopoguerra. Le auto immatricolate sono state 1.748.143, le bici vendute 1.750.000. Cala l’acquisto di carburante. È evidente la correlazione tra comportamenti delle persone determinati, in questo caso, dalla crisi economica e il risultato conseguente di un risparmio finanziario reale e, per la collettività tutta, benefici in termini di qualità della vita, dell’ambiente, dell’aria. Dati alla mano la spesa media annua per il mantenimento dell’auto sono 3500 euro; la spesa media annua per usufruire di tutti i mezzi di trasporto pubblici (abbonamento bus/ tram/metro, servizio car sharing, taxi, biciclette a nolo) è di 1500 euro. Le nuove abitudini cambieranno le nostre città? È un ciclo virtuoso che riesce a rispondere con successo alla “visione” di Einstein? (….)

 

In un libro i protagonisti dell’economia sostenibile
Green 3.0  è il terzo volume della collana di Mondadori Università in collaborazione con la Fondazione ISTUD che, come gli altri, raccoglie in oltre trenta saggi, il punto di vista dei protagonisti e delle aziende che in Italia stanno lavorando sul fronte dell’economia sostenibile e sulle ultime frontiere dell’innovazione. Il volume riunisce simbolicamente coloro che nelle sperimentazioni spingono di più la tecnologia al futuro, senza dimenticare il vasto mondo delle energie rinnovabili tradizionali, perché il portfolio ambientale è vasto e sinergico. Si va dal prato pascolo fotovoltaico alle reti di teleriscaldamento, dalla green region al GreenBuilding, dalla bioarchitettura al mattone ecologico, dal new deal dell’auto elettrica, al treno, fino alla nautica. Si parla di alimentari e packaging ecosostenibile per soffermarsi e approfondire, nella terza parte del libro, la cosiddetta blue economy, espressione coniata dall’economista e imprenditore belga Gunter Pauli, come evoluzione della green economy, a indicare “tutto ciò che segue la natura, produce e non distrugge”: un filone vasto nel quale i curatori del volume hanno incluso l’agro&bio, dalle piante per il biocombustibile alla ricetta della nostra pattumiera, fino al biogas e al biometano. Il ventaglio delle aziende contibutors di Green 3.0 spaziano da Kerakoll a Kinexia, da Abb a Tia, da Mossi & Ghisolfi a Siemens e poi 3M, Roncucci&Partners, Terni, IMQ, Bls, 3SUN, Conergy, Esse, Sorgenia, Tre, Cofely, AA Envitech, Cucinella, Montello, Velux, Equilibrium, Pininfarina, Peugeot, NTV, Azimut Benetti, Carrefour, Sanpellegrino, Althesys, Agroils, Biotec, MT-Energie.
(GREEN 3.0 Italia, più verde meno spread a cura di Maurizio Guandalini e Victor Uckmar, Mondadori Università Fondazione Istud, pagg. 350, 24 euro).

cove-Green-3-0

You may like