single-image

La casa dei mandarini, centro di cultura da restituire alla comunità

L’idea progettuale è legata all’unica presenza vitale nell’edificio: un rigoglioso albero di mandarini.

È stato presentato il progetto La Casa dei Mandarini, un centro della cultura per la comunità di Santa Maria Imbaro (Chieti) nell’edificio confiscato alla mafia. Il progetto a più mani è il risultato di un lavoro sinergico tra le diverse figure professionali coinvolte – lo Studio LAP Architettura, l’Architetto paesaggista Marilena Baggio, il Prof. Carlo Colloca docente di Analisi sociologica e metodi per la progettazione del territorio presso l’UNICT, la Dott.ssa
Antonella Agnoli progettista culturale, la Dott.ssa Nicla Roberto fundraiser e CIVICA – proposto nell’ambito della Strategia Nazionale per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie prevista dal PNRR.

Nel comune abruzzese di duemila abitanti che si affaccia sul Mare Adriatico si intende soddisfare il bisogno di servizi sociali e culturali comunitari attraverso il recupero dell’immobile abbandonato che si erge nel centro storico del paese. Unico elemento vitale presente nel contesto è un mandarino che ha messo qui le sue radici ispirando l’idea progettuale. La Casa dei Mandarini è un centro di aggregazione e di socialità, pensato per ospitare attività socio-educative per giovani e bambini e servizi di prossimità, garantendo spazi adibiti a ludoteca e laboratori d’arte, sala studio e biblioteca. È un luogo di incontro, di crescita e di svago i cui ambienti – nella luce, nelle forme, nei colori e nei materiali – riflettono lo slancio vitale e rigenerante che ne ha ispirato l’ideazione e stimolano il sogno e la creatività.

Un ambiente che vuole creare effervescenza culturale supportando la nascita di nuove attività di imprenditoria e forme di autoimpiego, come laboratori, botteghe dei mestieri e networking. La Casa dei Mandarini è inoltre “safe space” per la comunità, promuovendo una cultura contro la violenza e la discriminazione di genere. Un riparo per donne e bambini che vivono in condizioni di marginalità e sono vittime di violenza. Una realtà che intende sostenere l’empowerment femminile e delle nuove generazioni, sviluppare le capacità di prevenzione e la produzione di “anticorpi” per la comunità. A tal fine garantisce uno sportello di ascolto e svolge azioni di sensibilizzazione, formazione e supporto, andando a fare rete con gli altri centri diffusi sul territorio abruzzese per creare un sistema di tutela solido e coeso.

L’idea progettuale è legata all’unica presenza vitale nell’edificio, incisa nel nome del progetto: un rigoglioso albero di mandarini che si eleva nella corte, icona di una natura che si riprende i suoi spazi e dona bellezza. L’immagine dell’albero con i suoi frutti va a sovvertire la sensazione di ostruzione, affaticamento e instabilità che si percepiscono, ad oggi, dal primo approccio con lo stabile connessi non solo allo stato di caos e abbandono in cui versa, ma anche alla presenza di un muro intorno che ostacola l’affaccio sul paesaggio. Ed è proprio dall’azione di assaggio dell’agrume che è scaturito il progetto volto al recupero e al ricongiungimento dell’edificio con la sua comunità. La buccia, permeabile alle sostanze nutritive durante le fasi di crescita del frutto e guscio protettivo, è il primo elemento di riconoscibilità. La Casa dei Mandarini allo stesso modo presenta un rivestimento esterno che la rende riconoscibile e permeabile poiché mostra scorci delle attività che avvengono al suo interno. Gli spicchi, ricchi di elementi nutritivi, interpretano l’essenza del progetto: racchiudono i pensieri, le idee, le percezioni, le immagini scaturite dall’esplorazione e i temi elaborati. Le funzioni di ciascuno degli spazi progettati diventano fonte di energia alla base del processo di trasformazione e di valorizzazione del bene. I semi sono l’elemento più prezioso e più potente per la diffusione della specie. Sono allo stesso tempo presente e futuro e la loro disseminazione consente al terreno fertile di generare nuova vita. Questi simboleggiano i fruitori de La Casa dei Mandarini che vivendo i nuovi spazi e le nuove esperienze, godendo delle attività e dei servizi, diffonderanno azioni utili alla comunità, per arricchirla dal punto di vista sociale e culturale.

“Quando la natura ti suggerisce la strada è fondamentale percorrerla. Il mandarino che abbiamo scovato tra le rovine dell’edificio cresce nonostante il degrado, affondando le sue radici in un suolo nascosto ma fertile. Sviluppa la sua chioma e i suoi frutti donando ogni anno nuova vita. Ispirati dalla tenacia dell’albero, abbiamo immaginato una comunità che può trarre linfa dalle sue origini, infondere fiducia e valori positivi alle future generazioni. La Casa dei Mandarini vuole essere una scuola di vita dove poter credere in una società migliore, sognare a occhi aperti, sentirsi protetti e compresi. Una possibilità in cui noi crediamo fermamente e per la quale ci impegniamo a dare il nostro contributo” – LAP Architettura.

“L’approccio interdisciplinare per la rigenerazione di un bene confiscato alla criminalità organizzata, credo sia uno dei punti di forza della nostra proposta e dovrebbe essere una buona prassi da seguire per garantire che le dimensioni socio-culturali, economiche e spaziali siano tutte tenute in debita considerazione quando si fa progettazione del territorio. Sarà fondamentale, laddove il progetto fosse finanziato, ascoltare i bisogni e le aspettative che la cittadinanza nutre rispetto a questo spazio, affinché ci aiuti a renderlo davvero un bene comune nel quale riconoscersi e del quale sentirsi responsabili” – Carlo Colloca, sociologo urbano presso l’Ateneo di Catania.

“La casa dei mandarini un luogo dove stare e fare cose insieme, un luogo abitato da persone e piante, da letture e musica, da immagini e sguardi. Un posto sicuro, accogliente, non giudicante, per tutti, ma soprattutto per chi è più fragile. Un luogo dove cultura significa cura e prendersi cura, un luogo che si costruisce sui bisogni delle persone, che si modella e si trasforma attraverso la continua capacità di ascoltarle. Una piccola casa accogliente e curata perché è chi la vive che se ne prende cura” – Antonella Agnoli, progettista culturale.

“È interessante notare come La Casa dei Mandarini si trovi in un contesto urbanistico e paesaggistico le cui radici attingono ad antichi tracciati, i tratturi, tra cui quello che attraversa Santa Maria Imbaro che lega L’Aquila a Foggia. La sua collocazione geografica lo rende ricco di qualità pedologiche, geologiche e naturalistiche diversificate che si sono state riscontrate anche nell’area di progetto. Se La Casa dei Mandarini è uno spazio di aggregazione giovanile in cui svolgere attività socio-culturali dall’elevato valore sociale, anche lo spazio esterno è parte fondamentale del progetto. Il giardino di circa 500 mq sarà il laboratorio all’aperto destinato ad orti urbani e spazi verdi attrezzati per il tempo libero, il tutto all’interno di un disegno unitario di riqualificazione ambientale e di rigenerazione urbana, sfruttando sia i terrazzamenti che le preesistenze vegetali arboree e arbustive. Inoltre l’area verde sarà accessibile, tramite una rampa per persone con difficoltà motoria, affinché tutti possano godere delle bellezze della natura con il suo frutteto e orto di
aromatiche. Perché non c’è cura di un luogo senza cultura e coltura” – Marilena Baggio, architetto paesaggista.

You may like