“Discendono da antiche formulazioni le attuali ricerche per realizzare malte ecocompatibili, resistenti, efficaci e durevoli.” È quanto afferma gennaro tampone, presidente del collegio degli ingegneri della Toscana.
di Gennaro Tampone
Il Collegio degli Ingegneri della Toscana, una libera associazione di ingegneri fondata nel 1876 con intenti di collaborazione, solidarietà e condivisione di nozioni tecniche, conduce un programma continuo di informazione pubblica e approfondimento sull’innovazione nel campo dell’edilizia e in particolare nei settori di recupero edilizio, restauro architettonico, consolidamento materico e strutturale degli edifici monumentali. Il Collegio si propone, tra l’altro, come centro di riferimento per la sperimentazione e l’attestazione di prodotti della ricerca.
Vitruvio (fine del I secolo a.C.) si considerava certamente molto informato e aggiornato potendo fare, nel suo Trattato, un’estesa e sostanzialmente corretta trattazione delle malte, mettendo in evidenza le specificità di impasti diversi per molteplici impieghi, conscio dell’influenza della loro qualità sul buon esito della costruzione. Nell’antichità non erano ignote le malte a qualità tixotropiche, per esempio quelle a base di gesso la cui presa può essere ritardata rimescolando continuamente l’impasto, quelle a basso ritiro e impermeabili come quelle confezionate con componenti come la pozzolana. Erano conosciute le qualità “chimiche” dei frammenti di cotto che conferiscono caratteristiche simili a quelle della malta pozzolanica. Discendono certamente da tali formulazioni, frutto di intelligente empirismo, le attuali ricerche per proporre materiali, prodotti, composti per realizzare malte compatibili, resistenti, efficaci e durevoli, adatte a restaurare correttamente manufatti antichi.
L’innovazione nei campi prima indicati ha riguardato alcuni temi fondamentali quali i prodotti e i procedimenti per il trattamento dei materiali delle componenti degradate, in modo particolare la pietra, le malte, i prodotti ferrosi, le tecniche e i dispositivi per il consolidamento delle strutture portanti degli edifici.
In campo operativo il termine innovazione si arricchisce di altre accezioni quali riduzione del rischio esecutivo, riduzione dei tempi di applicazione, quindi dei costi specialmente della manodopera, maggiore efficienza, minore vulnerabilità dei manufatti realizzati ai fattori ambientali di degrado e alle calamità naturali. Si sviluppa parallelamente una tendenza a decentrare le responsabilità al di fuori del cantiere, troppo legato all’empirismo e all’impossibilità di assicurare la completa regolarità del procedimento, e ad affidare il buon esito della costruzione o del ripristino alla qualità dei prodotti, ciò che riporta necessariamente alla facilità e all’esatta conoscenza dei procedimenti applicativi; inoltre a mezzi di servizio occorrenti, specializzazioni richieste in cantiere, misure specifiche di sicurezza da prendere.
Gli sviluppi e gli approfondimenti recenti hanno riguardato anche gli aspetti normativi, non sempre tempestivi, della legislazione tecnica in materia, i cosiddetti codici di pratica, tra i quali le norme tecniche per il restauro delle costruzioni in zona sismica del Ministero dei Beni culturali, e da documenti di carattere internazionale, le cosiddette carte del restauro, che hanno espresso le teorie della conservazione che si erano nel frattempo precisate e definite con l’apporto di studiosi di estrazione molto varia, tra questi molti umanisti oltre a ricercatori delle scienze teoriche o applicate.
Sullo sviluppo della tematica fondamentale del degrado e del trattamento dei materiali ha molto influito la ricerca di base per determinare gli agenti, le cause e i complessi meccanismi di degrado, condotta nei decenni passati in modo massiccio e autonomamente in laboratori di tutto il mondo, in più centri universitari e di ricerca o in ambiente industriale; la ricerca è stata accompagnata da un dibattito sempre vivo, talvolta acceso o addirittura aggressivo. Ha dato luogo a una serie di esperienze molte delle quali criticabili che di fatto hanno generato accese discussioni ma che sostanzialmente sono state salutari. Si basava su ricerche ed esperienze già iniziate all’inizio dell’Ottocento in Francia e altri paesi, temporaneamente abbandonate, ma riprese alla fine dello stesso secolo e continuate in seguito. Si è parallelamente registrato un notevolissimo sviluppo delle metodiche di analisi e la sempre più largamente diffusa pratica del cosiddetto cantiere di studio con l’invenzione e la messa a punto di strumenti rivoluzionari estremamente sofisticati spesso adattando la strumentazione inventata nel campo sanitario.
Un altro tema centrale che ha avuto sviluppi sorprendenti, straordinari e, per molti versi, autonomo rispetto ai campi di cui qui si parla, è quello degli adesivi, le resine epossidiche nello specifico, legato ai progressi impetuosi della chimica organica. Quello degli ancoraggi chimici e meccanici si è sviluppato in cascata dal primo. Remore permangono ancora per questi prodotti per quanto concerne la durata dell’efficacia, non determinabile a priori, ma che comunque si esprime in decenni, molto limitata specialmente per le parti esposte alla luce, alle variazioni termiche, all’umidità. Le condizioni di confezione e applicazione hanno comunque molta influenza sul risultato.
La scienza dei materiali nel frattempo metteva a disposizione composti e prodotti straordinari quali il legno lamellare, gli smart materials, i materiali a memoria di forma, le resine sintetiche già ricordate, gli acciai speciali praticamente per ogni specificità applicativa, il titanio in prodotti utilizzabili nelle applicazioni, specialmente il consolidamento meccanico delle parti di marmo o comunque di pietra degli edifici, gli FRP (Fiber Reinforced Polymers), i solventi.
L’industria del settore e la tecnica relativa mostrano un paradigma di nozioni che è profondamente diverso da quello di mezzo secolo fa. Avevo appreso circa cinquant’anni fa appunto nel cantiere di restauro del complesso degli Innocenti a Firenze, opera di Filippo Brunelleschi danneggiata dall’alluvione del 1966, che per rifare la parte inferiore di una colonna, deteriorata e assottigliata dal passaggio dei carri, complici l’acqua e l’umidità di risalita, occorre certamente adoperare un eccellente calcestruzzo caricato con polvere di pietra non degradata dello stesso litotipo della colonna e una sottile armatura metallica ma che occorreva procedere non con un unico getto ma a strati successivi per assicurare aderenza, compattezza, resistenza e durata del materiale di nuovo apporto; la pratica medica della ricostruzione dentaria procede ancora oggi con criteri analoghi. Similmente le cose hanno funzionato sinora anche con i prodotti più recenti frutto di ricerche avanzate, per il ripristino del calcestruzzo degradato.
Sembra non essere più così, almeno per quanto concerne alcuni prodotti come GeoLite, di recente introdotta sul mercato. Kerakoll, multinazionale a forte connotazione di ricerca che la produce, presenta un prodotto che dichiara essere in grado di generare manufatti ad alto livello prestazionale, di assoluta aderenza ai manufatti da riparare per intima coesione a livello cristallino, durevoli almeno come una roccia naturale, ecocompatibili.
Si mette in evidenza che non è necessario procedere preventivamente alla passivazione dei ferri di armatura e che anche le altre operazioni preventive normalmente eseguite per applicazioni di ripristino di parti danneggiate o ablate di calcestruzzo armato, quali risanamento topico superficiale, rasatura e altro non sono più necessarie; ciò si traduce in una consistente riduzione dei margini di difettosità e dei tempi di applicazione. GeoLite si sostanzia anche in una serie di prodotti di corollario per applicazioni speciali.
A Firenze un convegno di successo sul ripristino del calcestruzzo
A Firenze, lo scorso dicembre, si è tenuto un importante convegno dal titolo L’evoluzione del restauro e della manutenzione delle strutture in C.A. e C.A.P., organizzato da Kerakoll con il patrocinio del Collegio dei Geometri di Firenze e del Collegio degli Ingegneri della Toscana. Lo scopo principale dell’incontro è stato quello di presentare a ingegneri, architetti e geometri le novità in tema di restauro delle opere in calcestruzzo, e in particolare di come GeoLite sia stata capace di rivoluzionare il settore del ripristino di opere in C.A. e C.A.P. grazie all’introduzione del nuovo geolegante Kerakoll, l’unico legante al mondo caratterizzato da una naturale ed elevata stabilità dimensionale che ha permesso la formulazione di geomalte a ridotto tenore di cemento Portland e praticamente prive di additivi petrolchimici, in linea con la green mission sposata da tempo da Kerakoll.
Dopo il saluto dei due presidenti intervenuti al convegno, il prof. ing. arch. Gennaro Tampone del Collegio degli Ingegneri e il geom. Bruno Ulivi del Collegio dei Geometri, la moderatrice arch. Ughetta Jacobino, che in Kerakoll si occupa di promozione tecnica, ha introdotto il prof. ing. Luigi Coppola, docente presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo, il quale ha dettagliatamente presentato l’evoluzione della ricerca nel settore dei leganti, delle malte e dei sistemi per il ripristino e la manutenzione delle strutture in calcestruzzo armato, illustrando cosa sia e come nasca il geolegante e quali siano le sue caratteristiche peculiari grazie alle quali è stato possibile formulare geomalte a matrice geopolimerica.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Stefano Balestrazzi, responsabile della formazione Kerakoll che ha illustrato come i plus di laboratorio di GeoLite siano stati trasformati in plus applicativi di cantiere, realizzando prove dimostrative dei prodotti, con le quali i partecipanti hanno potuto toccare con mano quei materiali e sistemi che prescrivono nei loro capitolati progettuali. Grazie al successo del convegno di Firenze, l’evento sarà ripetuto in molteplici altre città italiane, dando modo a ogni tecnico specializzato nel settore del restauro e della manutenzione di opere in calcestruzzo armato di conoscere e di provare GeoLite, la prima geomalta al mondo che realizza ripristini monolitici, semplici, sicuri, durevoli ed ecocompatibili.