Un intervento guidato dalla conoscenza del documento materiale.
La Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli si trova nel pieno centro di Sanremo, in provincia di Imperia, ma fino a tutto il XVIII secolo il complesso rimase la costruzione più orientale della città, oltre la quale si estendeva la campagna. Non fu certo casuale la scelta di porre l’edificio lungo l’antico percorso, che sarebbe stato destinato a diventare l’asse portante della nuova espansione edilizia sei-settecentesca. Se l’edificazione della chiesa risale al 1468, la fondazione della Parrocchia di Santa Maria degli Angeli è invece più tarda (1853) e fa seguito all’esigenza di rispondere allo sviluppo urbano della città, che nel corso dell’Ottocento si era esteso ben al di fuori delle mura del centro storico, gravitando a levante sull’antico Convento dei Minori Osservanti, risalente agli ultimi decenni del Quattrocento. Dell’antico complesso quattrocentesco rimangono soltanto esigui resti del chiostro in quanto il convento, dopo la trasformazione barocca della chiesa, ricostruita a partire dal 1752, fu utilizzato come ospedale e come caserma e poi cadde in disuso fino a che sulla sua area venne costruito, agli inizi degli anni Settanta, l’ex Mercato dei Fiori, attuale Centro Convegni “Palafiori”. Esternamente la facciata principale è riccamente decorata da stucchi in stile barocco: seriamente danneggiata dal terremoto del 1887 e nel corso dell’ultima guerra, è stata oggetto di diversi interventi che si sono susseguiti nel tempo non modificandone tuttavia lo stile barocco-rococò. L’ultimo progetto attestato, prima dei restauri del XX e del XXI secolo, risale al 1898 ed è a firma dell’ingegnere Giulio Franco, rappresentante della prima generazione di architetti che operarono a Sanremo a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il fronte, concluso da un ricco fastigio “a vento”, è verticalmente organizzato in due parti principali, a loro volta suddivise dagli elementi decorativi orizzontali; la gerarchia dei portali di accesso, sormontati da fastigi mistilinei in stucco e corredati da cornici marmoree, corrisponde a quella delle navate; anche la decorazione in stucco si differenzia tra le porzioni laterali, dove si trovano due sfondati polilobati con all’interno medaglioni in forma di conchiglia, e la parte centrale, dove un cartiglio rettangolare ingentilito da stucchi fitomorfi conteneva originariamente il bassorilievo marmoreo con san Bernardino. Il progetto di restauro ha mirato a recuperare e consolidare le parti fortemente danneggiate al fine di arrestare i fenomeni di degrado che avrebbero condotto alla perdita materiale e quindi del portato storico intrinseco dell’edificio. In particolare, sono state condotte le operazioni necessarie alla conservazione degli apparati decorativi della facciata, costituiti da un insieme organico di elementi costituiti da materiali diversi al fine di garantire il mantenimento del sistema di segni e significati ad esso sottesi, trasmettendolo il quanto più possibile integro alle generazioni future.
Gli interventi hanno interessato le opere in intonaco, gli apparati decorativi in stucco, gli elementi lapidei e le opere in ferro. Le operazioni preliminari di pulitura delle superfici hanno consentito di svelare alcuni dettagli importanti per la ricostruzione storica della fabbrica. Celati dalla pesante tinta sintetica precedentemente visibile, a seguito del descialbo meccanico, sono emersi in alcuni elementi i segni della lavorazione superficiale a tratteggio, attribuibile al progetto del Gilli (1898). È stato poi interessante, e utile per la ricostruzione delle vicende storiche, scoprire una scritta posta all’interno di uno dei due sfondati polilobati riportante le firme degli stuccatori (Hoc fecit Petrus Sappia et Ioamnes Bagliani) e la data 1899; mentre, in corrispondenza della decorazione posta sul portale sinistro si è individuato chiaramente l’area interessata dalla ricostruzione eseguita presumibilmente dopo il bombardamento navale durante la seconda guerra mondiale. Con riferimento agli interventi in particolare, sugli intonaci sono state eseguite iniezioni riempitive per colmare i punti di distacco e rigonfiamento, stuccatura delle lesioni e coloritura mediante velature su base di tinta. Gli elementi lapidei che contornano i tre ingressi sono stati puliti, stuccati nei punti di soluzione di continuità e trattati con prodotto protettivo. Le opere in ferro costituenti la ringhiera della scalinata, il telaio della grande vetrata policroma e la croce sono stati trattati con prodotto antiruggine e verniciati. Ma gli interventi che hanno richiesto maggiore cura e tempo sono stati senz’altro quelli eseguiti sugli apparati decorativi in stucco che hanno previsto l’estrazione di sali mediante impacchi, la stuccatura di rotture e lesioni, la riadesione di parti e, nei casi in cui non era possibile recuperare a causa del degrado avanzato (come, per esempio, per la corona posta sopra il monogramma mariano AM), la ricostruzione. Per quanto concerne la colorazione finale delle superfici oggi visibile, i ragionamenti e le scelte, condivisi con la Soprintendenza, si sono basati sull’analisi delle stratigrafie rilevate in fase di indagine diagnostica.
Progetto e Direzione Lavori: arch. Francesca Buccafurri, Ospedaletti (IM); arch. Alessandra Pili, Settimo San Pietro (CA). Ripristino e rinforzo c.a. e muratura Kerakoll: geomalte naturali per il rinforzo strutturale e antisismico delle murature (GeoCalce Multiuso, Geocalce F Antisismico); geomalte minerali per il ripristino monolitico e il rinforzo strutturale e antisismico del calcestruzzo (Geolite); tessuti, barre in acciaio e accessori per il rinforzo strutturale e antisismico del calcestruzzo e delle murature (Steel DryFix 8). Malte, intonaci e decorazione naturale Kerakoll: malte naturali traspiranti da costruzione e consolidamento (Biocalce Muratura Fino); malte naturali traspiranti da intonacatura e finitura (Biocalce Intonachino Fino, Biocalce Intonachino Tipo “00”); finiture naturali traspiranti colorate linea silicati puri (Biocalce Silicato Consolidante, Biocalce Silicato Puro). Sistema di impermeabilizzazione Kerakoll: impermeabilizzanti per fondi di posa (Nanoflex No Limits); guaine liquide impermeabilizzanti (Bioscud).
Ph. © Alessandra Pili, Francesca Buccafurri, Mauro Conio