Ha visto la luce da pochi mesi il nuovo Tecnopolo di Reggio Emilia che riunisce quattro centri, prima attivati in sedi diverse, per la ricerca avanzata e il trasferimento tecnologico alle imprese.
Il Tecnopolo di Reggio Emilia ha come funzioni principali quelle di mettere in contatto i laboratori di ricerca pubblici e privati con le imprese, di trasferire know how, di fungere da incubatore di start-up e spin-off, di diffondere informazioni tecnologiche sul territorio e di animare il network delle relazioni che stanno alla base della diffusione e della creazione della conoscenza.
Un secolo fa era l’acciaio a farla da padrone: produrre significava creare oggetti tangibili, più pesanti erano, più soldi fruttavano. Era una società che filava dritta lungo i binari piantati dalla rivoluzione industriale, una società che non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
Oggi, dove un tempo si stringevano bulloni e si forgiava il metallo, è la conoscenza a diventare protagonista. Non merce, ma valore prezioso come fu l’acciaio cento anni fa. Il motore del futuro non va a carbone, ma è elettrico come gli input del nostro cervello.
Il Tecnopolo aspira a essere un luogo in cui si torni a produrre, non più acciaio, ma sapere, il migliore combustibile per le imprese del territorio. Insomma una sorta di Silicon Valley emiliano-romagnola come ha affermato Arturo Tornaboni, direttore generale di Reggio Emilia Innovazione, la società chiamata a gestire gli spazi interni al Capannone 19.
È infatti nel Capannone 19 che ha sede il Tecnopolo, quello delle storiche Officine Reggiane, ristrutturato nel rispetto della sua antica funzione, oggi proprietà del Comune di Reggio Emilia a seguito dell’accordo con Fantuzzi-Reggiane. L’edificio di 3.500 metri quadrati, costruito tra gli anni Venti e Trenta del Novecento e vincolato dalla Sovrintendenza, è stato oggetto di opere di riqualificazione, restauro e funzionalizzazione per un investimento complessivo di 5,5 milioni.
La struttura storica del Capannone 19 è rimasta integra, secondo le linee di un accurato restauro conservativo. All’interno sono stati montati gli elementi in legno, che formano i vari ambienti su tre livelli: una parte aperta sul modello di una piazza e una parte riservata a laboratori e uffici dei ricercatori del progetto Tecnopolo.
Per la realizzazione delle pavimentazioni e la finitura delle pareti il progettista architetto Andrea Oliva, con il supporto tecnico del Consulente GreenBuilding Emilio Gianotti, ha scelto i rivestimenti in resina per pavimenti industriali Factory Kerakoll.
Per le pavimentazioni della sala conferenza, dei corridoi e degli spazi comuni al piano terra è stato utilizzato il sistema Factory 1, rivestimento incorporato trasparente a impregnazione con funzione antipolvere e idrorepellente a finitura semilucida, specifico per pavimenti industriali in calcestruzzo lisciati o finiti con spolvero di quarzo, soggetti a traffico pedonale, veicolare e industriale.
L’impiego di Factory Eco Base EP, impregnante organico fluido ecocompatibile all’acqua, consente il trattamento di pavimentazioni industriali anche con presenza di umidità e non completamente stagionate.
Per le pavimentazioni di tutti i laboratori, dei corridoi e degli spazi comuni al primo piano è stato scelto il sistema Factory 5, rivestimento riportato multistrato colorato semilucido, impermeabile, inassorbente e a elevata resistenza all’usura, specifico per il rivestimento di pavimenti in calcestruzzo anche con presenza di cavillature o inquinamenti superficiali.
Questo sistema, grazie all’impiego di Keralevel Eco Floor, rasante organico minerale ecocompatibile elastico e ad elevata tenacità, in abbinamento con Net 90, rete di armatura in fibra di vetro, è idoneo anche su sottofondi costituiti da pavimentazioni esistenti in ceramica, pietre naturali, parquet e sottofondi in legno, purché stabili.
Completa il sistema Factory Eco Colormaxi EP, rivestimento organico minerale multiuso ecocompatibile colorato, ad alta resistenza all’abrasione, idoneo per rivestimenti in resina a film, multistrato e malta resinosa di pavimentazioni soggette a traffico pedonale, veicolare e industriale.
Per il rivestimento delle pareti dei laboratori al primo piano è stato utilizzato per la preparazione dei supporti Slc Eco 3CW sistema organico ecocompatibile specifico come impermeabilizzante, promotore di adesione e rasante e per la finitura Factory Eco Color PU, rivestimento colorato all’acqua ecocompatibile, a finitura satinata specifico per la realizzazione di rivestimenti continui a parete su cartongesso, intonaci cementizi o rivestimenti esistenti di ceramica, ad elevata resistenza al graffio, inassorbente e completamente impermeabile.
(Foto: Photo-by-Kai-Uwe Schulte-Bunert)